5 passi per spiegare al mondo come si cucina la pasta. Wicked Problem - PARTE 2

5 passi per spiegare al mondo come si cucina la pasta. Wicked Problem – PARTE 2

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“Non possiamo pensare di risolvere un problema nello stesso modo con il quale lo abbiamo creato”
A. Einstein

Cos’è un wicked problem per me?
Da italiano, una delle cose peggiori che mi è capitato di vedere in Canada, è il modo con cui viene cucinata la pasta.

Ho visto cose che voi italiani non potete nemmeno immaginare.

Ho visto spaghetti cucinati in padella con così poca acqua che non basterebbe nemmeno per fare un espresso. Andate voi a spiegargli che la pasta va bollita in una pentola piena d’acqua?

Ecco a voi cos’è un vero Wicked Problem.

Nella prima parte abbiamo visto come è possibile riconoscere un Wicked Problem. Ora invece ho cercato di definire una metodologia per “combatterli”.

Pronto a scoprire come si può risolvere un Wicked Problem? 
Mettiti comodo, si comincia…


Andiamo subito al sodo,

Ecco qui, 5 passi per risolvere un wicked problem:

1. Parla con gli stakeholder e ottieni feedback

L’obiettivo principale di un’azienda è, o dovrebbe essere quello di creare valore per i clienti e per gli azionisti: perchè non iniziare parlando proprio con loro? Il primo passo è, quindi, quello di comunicare il problema con tutte le persone e le aziende con cui ci si ritrova a collaborare (tutti questi enti vengono conosciuti con il nome di stakeholder). Questo passaggio ti permetterà di aumentare la consapevolezza collettiva rispetto al problema, avere feedback esterni e poter iniziare ad affrontare il problema utilizzando un approccio co-creativo, essenziale nel mondo del design, e non solo.

2. Capire il Problema

È necessario analizzare quali sono i sintomi e le cause del problema, così da capire come agire su di esse. Ci sono due strumenti che io adotto solitamente per delle analisi di questo tipo:

  • Service Blueprint:
    Questo strumento è molto semplice da utilizzare e risulta molto utile quando bisogna mappare uno o più processi, sia interni che esterni all’azienda. In poche parole bisogna elencare e connettere tutte le attività e i sub-processi che permettono a un prodotto o servizio di passare da materia prima a prodotto vendibile al cliente. Una volta che tutti gli step che compongono un processo sono stati individuati e mappati sul grafico, sarà poi possibile identificare quali di questi presentano delle inefficienze, andando poi a definire un grado di priorità per capire su cosa concentrarsi. Se vuoi saperne di più su questo tool rimani collegato al blog Design Per Non Designer – DXND, a breve ci sarà un articolo che parlerà proprio di questo.
  • Customer Empaty map:
    Questa seconda tecnica viene utilizzata quando si parla di problematiche che ricadono direttamente, o quasi, sul cliente finale. È molto importante concentrarsi su tutte le sensazioni che vengono suscitate nel cliente così da capire cosa si è disallineato tra l’offerta dell’azienda e la richiesta del cliente stesso. Se vuoi avere più informazioni su questa tecnica e sull’empatia (una delle poche skill che attualmente risultano indispensabili) clicca qui.

3. MVP e Pilot test

Dopo avere concluso le analisi, e avere preso le dovute decisioni su quali elementi andare a puntare per evitare di sprecare risorse, è ora di creare qualcosa di concreto. Innanzitutto è essenziale costruire un MVP, o minimum viable product. In questo caso il “product” di cui parliamo non è altro che il progetto che dovrà rappresentare la soluzione per il tuo wicked problem. L’MVP può essere visto semplicemente come una versione primitiva di quella che sarà la tua reale soluzione che, però, sarà comunque in grado di generare dei feedback (Leggi qui se vuoi capire meglio di cosa stiamo parlando). Il test pilota vedrà l’applicazione del tuo MVP su piccola scala, così da capire la sua bontà senza che ci sia un reale rischio di danneggiare l’azienda.

 

4. Misurazione dei risultati e re-iterazione

Proprio come ai veri designer piace pensare, la prima soluzione non è mai quella giusta. Grazie ai feedback che hai generato con l’MVP e con il test pilota, e ancora dopo avere effettuato le misurazioni che ritieni opportune all’interno di quest’ultimo, puoi iniziare a re-iterare. Mantieni quello che è andato bene e migliora tutte, o in parte, tutte ciò che è andato storto, ma che è essenziale per risolvere il tuo problema. La re-iterazione è un concetto che parte dal mondo del design per poi estendersi a tutto l’ecostistema delle imprese. Per capire meglio in cosa consiste il processo di re-iterazione clicca qui.

5. Introduzione della soluzione

A questo punto il più è stato fatto, è finalmente tempo di capire come introdurre il tuo piano d’azione, se in modo graduale o radicale. Molto probabilmente, al primo tentativo, non sarà tutto perfetto come vorresti, ma chill out. È normale che una soluzione come quella che hai ora in mano, creata in poco tempo, non sia perfetta, ma è proprio questo il punto di forza di questo approccio risolutivo ai wicked problems: andare a bloccare l’avanzamento di ulteriori danni iniziando a capire andare a risolverli perennemente.

 

“Capire le persone significa prevedere il futuro”

Marco Carniel

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