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“Non possiamo pensare di risolvere un problema nello stesso modo con il quale lo abbiamo creato”
A. Einstein
Cos’è un wicked problem per me?
Da italiano, una delle cose peggiori che mi è capitato di vedere in Canada, è il modo con cui viene cucinata la pasta.
Ho visto cose che voi italiani non potete nemmeno immaginare.
Ho visto spaghetti cucinati in padella con così poca acqua che non basterebbe nemmeno per fare un espresso. Andate voi a spiegargli che la pasta va bollita in una pentola piena d’acqua?
Ecco a voi cos’è un vero Wicked Problem.
Nella prima parte abbiamo visto come è possibile riconoscere un Wicked Problem. Ora invece ho cercato di definire una metodologia per “combatterli”.
Pronto a scoprire come si può risolvere un Wicked Problem?
Mettiti comodo, si comincia…
Andiamo subito al sodo,
Ecco qui, 5 passi per risolvere un wicked problem:
L’obiettivo principale di un’azienda è, o dovrebbe essere quello di creare valore per i clienti e per gli azionisti: perchè non iniziare parlando proprio con loro? Il primo passo è, quindi, quello di comunicare il problema con tutte le persone e le aziende con cui ci si ritrova a collaborare (tutti questi enti vengono conosciuti con il nome di stakeholder). Questo passaggio ti permetterà di aumentare la consapevolezza collettiva rispetto al problema, avere feedback esterni e poter iniziare ad affrontare il problema utilizzando un approccio co-creativo, essenziale nel mondo del design, e non solo.
È necessario analizzare quali sono i sintomi e le cause del problema, così da capire come agire su di esse. Ci sono due strumenti che io adotto solitamente per delle analisi di questo tipo:
Dopo avere concluso le analisi, e avere preso le dovute decisioni su quali elementi andare a puntare per evitare di sprecare risorse, è ora di creare qualcosa di concreto. Innanzitutto è essenziale costruire un MVP, o minimum viable product. In questo caso il “product” di cui parliamo non è altro che il progetto che dovrà rappresentare la soluzione per il tuo wicked problem. L’MVP può essere visto semplicemente come una versione primitiva di quella che sarà la tua reale soluzione che, però, sarà comunque in grado di generare dei feedback (Leggi qui se vuoi capire meglio di cosa stiamo parlando). Il test pilota vedrà l’applicazione del tuo MVP su piccola scala, così da capire la sua bontà senza che ci sia un reale rischio di danneggiare l’azienda.
Proprio come ai veri designer piace pensare, la prima soluzione non è mai quella giusta. Grazie ai feedback che hai generato con l’MVP e con il test pilota, e ancora dopo avere effettuato le misurazioni che ritieni opportune all’interno di quest’ultimo, puoi iniziare a re-iterare. Mantieni quello che è andato bene e migliora tutte, o in parte, tutte ciò che è andato storto, ma che è essenziale per risolvere il tuo problema. La re-iterazione è un concetto che parte dal mondo del design per poi estendersi a tutto l’ecostistema delle imprese. Per capire meglio in cosa consiste il processo di re-iterazione clicca qui.
A questo punto il più è stato fatto, è finalmente tempo di capire come introdurre il tuo piano d’azione, se in modo graduale o radicale. Molto probabilmente, al primo tentativo, non sarà tutto perfetto come vorresti, ma chill out. È normale che una soluzione come quella che hai ora in mano, creata in poco tempo, non sia perfetta, ma è proprio questo il punto di forza di questo approccio risolutivo ai wicked problems: andare a bloccare l’avanzamento di ulteriori danni iniziando a capire andare a risolverli perennemente.
Qual è il tuo parere riguardo i temi trattati in questo articolo?
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